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Benjamín Labatut, “Maniac”, Adelphi, 2023.

di Alessandro Grosso

Voi sostenete che certe cose una macchina non le può fare. Spiegatemi esattamente cosa una macchina non può fare, e io riuscirò a costruire una macchina che fa proprio quella cosa (J. von Neumann)

Maniac è l’ultimo libro scritto da Benjamin Labatut e pubblicato nell’Agosto del 2023. L’autore è già noto per il libro “Quando abbiamo smesso di capire il mondo”, vincitore del premio Galileo per la divulgazione scientifica del 2022.

Si tratta di una biografia romanzata composta da due parti asimmetriche. La prima, più corposa, è incentrata sulla figura del fisico e matematico ungherese Neumann János Lajos, noto anche come John von Neumann.

La seconda parte, più breve, è la storia di come le intelligenze artificiali hanno sbaragliato la competizione nel gioco orientale del GO, vagamente simile agli scacchi ma con un numero di permutazioni possibili di diversi ordini di grandezza maggiori.

Labatut scrive in modo scorrevole e preciso, mostrando notevole proprietà nell’uso della terminologia della fisica e della matematica di quel periodo.

Il libro si apre con il racconto di ciò che accadde nella mattina del 25 settembre 1933: il fisico Paul Ehrenfest entra nell’istituto pedagogico per bambini infermi e spara in testa al figlio quindicenne Vasilij, rivolgendo poi la pistola contro sé stesso. Il gesto inconsulto e disperato del professore era stato dettato dalla presa di coscienza che la strada imboccata dalla fisica andava in una direzione diametralmente opposta al suo pensiero: l’intuizione concreta era assediata dall’etereo e impalpabile calcolo astratto. Al posto della materia, degli atomi e dell’energia iniziavano a serpeggiare astratte formule matematiche.

“Paul, che aveva riposta tutta la sua fede nella fisica, si sentiva abbandonato, estromesso da un paradiso che, a causa della crescente influenza della meccanica quantistica e dell’inarrestabile diffusione della piaga della matematica, si stava ritirando in un’oscurità ancor più cupa dell’abisso all’interno degli atomi”.

Partendo da questo excursus sulla “crisi della fisica” Labatut trasporta il lettore nella vita di uno dei più illustri scienziati e pensatori della storia: John von Neumann. 

La panoramica su von Neumann si apre grazie a tante voci che raccontano la sua personalità, la sua essenza di fuoriclasse, l’umiliazione in cui faceva piombare le persone che non si riuscivano mai a sentire alla sua altezza, la visionarietà pari alla sua freddezza. Un concerto di immagini narrative e aneddoti che partono dall’infanzia e arrivano alla morte, fino a toccare la sua vicenda a Los Alamos, nel progetto che diede vita alla bomba atomica e che – come è ormai celebre negli ultimi tempi, grazie alla pellicola di Cristopher Nolan – fece di tutti gli scienziati partecipanti, a detta di Oppenheimer, citando un testo sanscrito, dei distruttori di mondi.

La potenza di von Neumann fu quella di non arrestarsi davanti a niente, di partorire un’intuizione e metterla in pratica, scegliere di progredire e sapere di essere l’unico a poterlo fare. Il MANIAC (Mathematical Analyzer, Numerical Integrator And Computer) – che compare al centro di questo libro – è solo l’inizio di quello che questa macchina poi diventerà: il lasciapassare verso ciò che condurrà all’AI per come noi la conosciamo. Ma soprattutto il MANIAC prenderà vita da una coincidenza che inorridisce quanto affascina: la potenza di calcolo del MANIAC era la stessa che portò alla creazione della bomba a idrogeno.

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